GIUSEPPE FERRARI

1921-2011
È nato il 4 Maggio 1921 a Bologna. Compie gli studi nel locale Liceo Artistico. È combattente e prigioniero di guerra. Rimpatria nel settembre del 1945. Nel 1946 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove ha per maestri Giorgio Morandi e Giovanni Romagnoli.
Insegna il disegno nelle Scuole Secondarie. Frequenta perciò saltuariamente i Corsi d’Accademia. Fin dall’inizio l’interesse di Ferrari è rivolto principalmente allo studio della figura umana. Disegna su questo tema con tecniche varie e, per studiare la figura in movimento, al tratto a penna. Dipinge qualche quadro a olio. Espone in mostre studentesche quali: Concorso artistico Dante Alighieri 1946, dove riceve un premio; Mostra di pittura Alma Mater; Premio Mario Pozzati nel 1947, dove è premiato per il disegno. È apprezzato da Francesco Arcangeli, il quale scriverà delle sue forti, innate capacità di disegno. Nel 1950 partecipa con disegni alla Biennale di Venezia. Nel 1954 Francesco Arcangeli pubblica il suo saggio: Gli ultimi naturalisti. Dal 1953 al 1956 Ferrari aderisce alla poetica del naturalismo e lavora sul tema del paesaggio riferendosi a Cézanne, ma in modi indipendenti dalla sensazione diretta “sul motivo” propria del Maestro. Si affida invece a una partecipata memoria del mondo naturale. Espone per la prima volta questo lavoro in una mostra di gruppo, nel 1954, alla Galleria La Bussola di Torino: Dieci pittori bolognesi presentati da Francesco Arcangeli. In seguito, insieme a Bendini, Pulga e Vacchi, nel febbraio del 1956, alla Galleria La Loggia di Bologna e, con Fasce, Carmassi e Pulga, alla Galleria Il Milione di Milano. Entra in contatto con la pittura americana. È particolarmente interessato alla costruzione spaziale di Tobey, pur non dimenticando Cézanne. La composizione del quadro è “a stuoia”, gremita, per un risultato di naturalismo-informale nell’ambito del quale Ferrari continua a lavorare per tutto il 1956. Nel 1957 partecipa, a Bologna, al Circolo di Cultura alla mostra: “14+2” insieme a Barilli, Bendini, Cuniberti, De Vita, Frasnedi, Ghermandi, Leonardi, Mascalchi, Nanni, Pancaldi, Pozzati, Pulga, Rimondi, Tartarini e Vacchi. Le opere che espone sono ormai lontane dal naturalismo e apertamente di “clima” informale. Partecipa all’importante mostra della Giovane pittura italiana organizzata da “Il Giorno” nel 1958 a Milano. Marco Valsecchi lo include nella pubblicazione Trentaquattro opere della giovane pittura italiana edita dalla Galleria Il Milione, nel 1958. Nell’aprile del 1960 Maurizio Calvesi presenta Ferrari in una mostra personale alla Galleria Il Cancello di Bologna. Il tema della figura ne è il motivo conduttore e, giustamente, il critico proprio su di lui conia il termine di “figurabilità” dell’Informale. È il periodo originalissimo dell’informale di Ferrari, quando prendono vita le Comparse, Le figure notturne, i Busti. L’automatismo fortemente gestuale del pittore è impiegato per un’immagine simbolica dell’uomo. Nel novembre del 1961 Francesco Arcangeli lo presenta in un’ampia mostra alla Galleria Il Milione di Milano, in cui figurano anche paesaggi che alludono a un desolato mondo naturale. Partecipa a mostre nazionali: Biennale Morgan’s Paint nel 1959 e nel 1961 (anno in cui è premiato con medaglia doro), X Premio Spoleto nel 1962 (premiato insieme a Pisani, Uncini e Vespignani); Nuove prospettive della pittura italiana di Palazzo di Re Enzo a Bologna; VII Premio Modigliani, Livorno 1963, nel quale, insieme a Mario Nanni, riceve un premio.
È invitato alla XXXII Biennale di Venezia dove presenta ancora opere di figurazione gestuale. Inizia il suo lavoro orientato verso un’uscita dall’Informale. Lavoro che Roberto Pasini, nel 1997 (nello scritto Linee della ricerca artistica, 1965-1995, Bologna), così descrive: «Ora, appena usciti dall’Informale, il naturale essere astemio di frequentazioni e di gruppi non lo fa coinvolgere nella nuova tematizzazione oggettuale: lontano da ogni tentazione pop, e distante pure da gorghi d’esistenzialità dolente per nozioni tardo realiste, il suo stile si affida in questa congiuntura a un gusto particolare: i residui informali vengono come frullati, non più con l’aspra e risentita voracità delle Comparse, bensì attraverso una sorta di masquerade, in cui affiorano teschi, stemmi, insegne, vessilli, quasi una crociata o corte dei miracoli che ha poco in comune, in apparenza, con i topoi della civiltà di massa e le sue etichette à la page». Espone per la prima volta le opere del periodo 1964-1966 alla IX Quadriennale di Roma e in seguito alla mostra Arte contemporanea in Emilia-Romagna, Bologna, 1966. Sugli stessi temi esegue anche tempere ripassate a matita. Negli anni seguenti, dal giugno 1968 al settembre del 1971, Ferrari è costretto a rimanere inattivo, per motivi di salute. Riprende a lavorare nel settembre del 1971. Nell’aprile del 1975, alla Galleria La Loggia di Bologna, Flavio Caroli lo presenta in una mostra personale, nella quale Ferrari espone opere (1971-1975) in cui è presente una sua nuova figurazione, con personaggi nell’atto di camminare o di andare verso un’uscita ai limiti del quadro. Si trova così tracciata una via che il pittore percorrerà, con variazioni, fino alla fine. Come è evidente nelle mostre tenute alla Galleria Forni nel 1981 a cura di Giorgio Ruggeri; alla Galleria Civica d’Arte Moderna al Palazzo dei Diamanti a Ferrara nel 1984, con presentazione di Adriano Baccilieri e alla Galleria Forni nel 1988 con presentazione di Renato Barilli. È invitato all’importante mostra L’informale in Italia, Galleria d’Arte Moderna, Bologna 1983. È interessato (1989-1990) alla tecnica del collage che realizza in modo singolare, utilizzando pezzi di lavori suoi: pittura su pittura. Il tema favorito è sempre quello della figura. In seguito Roberto Pasini presenta Ferrari, alla Galleria Paolo Nanni, in tre mostre successive. La prima nel 1993 è un’antologica con opere del periodo della figurazione informale. La seconda nel 1994: l’anno dell’Immoto andare. L’ultima nell’aprile del 2000 nella quale il pittore torna a inserire nel quadro “elementi” della sua precedente esperienza informale, togliendo alle figure il primo piano assoluto, senza però cancellarle, nell’intento di renderle più remote e fantomatiche. Ferrari è stato cosi parco nel mostrare la sua produzione da mettere insieme, durante i suoi molti anni di lavoro, pochissime mostre personali. Tuttavia fino agli ultimi anni di vita ha continuato quotidianamente la sua interessante ricerca intorno all’essenza della figura. È morto a Bologna il 30 ottobre 2011.